venerdì 24 agosto 2012

Vado a parole

Sailor Crusca.
Non nel senso degli All Bran.
Cioè se avessi una compagna sarebbe Sailor Devoto-Oli, non Sailor Bifidus...
Ecco sarebbe questo il tipo di Sailor che sarei.
"Potere del Cristallo Semantico, vieni a me" griderei strizzata in un abitino da educanda, tenendo in mano uno scettro esagonale a due punte, una rossa ed una blu.
E infonderei il senso del congiuntivo, ucciderei qualche "cioè" di troppo, combatterei strenuamente contro le "k" e difenderei il peso delle parole, di tutte le parole che conosco ed anche di tutte le altre.

Io ho un rapporto con le parole.
Avevo scritto "strano" in prima battuta, ma è un aggettivo che, al momento, non capisco molto bene, quindi l'ho soppresso.
Ho un rapporto di amore/odio, di dipendenza.
Tensione.
Momenti nei quali ne ho bisogno, un bisogno soffocante.
Ed è bisogno di darle come di riceverle.
E momenti nei quali le detesto, non ne sopporto nemmeno la vista.
Soffocante diventa la loro presenza.
Superflua.
Ridondante.
Pleonastica.
Insopportabile.

Potenti.
Potentissime.
In ogni caso, queste parole.

E sì, abbondano frasi fatte sull'importanza dei gesti, del fare, dello sporcarsi le mani con la vita.
Ed è tutto giusto ma dipende che significa per te una parola.
Io per tirarne fuori alcune, devo mettere le mani nel sangue.
E pronunciarle è una bellezza infinita e doloroso e devastante insieme.

Ci sono stati giorni lunghi quanto lontani, nei quali a cullarmi è stata la tristezza dell'inefficacia delle mie parole dette e scritte.
Ricordo la mia faccia smunta, stremata per averle estratte dalla radice più sincera del mio io ed averle porte con dolcezza insensata o rabbia o amore e non aver ottenuto nulla più d'un pugno vuoto, pieno di silenzio.

Ma il silenzio ha un peso pure lui.
Solenne, assenso, assente anche.
Violento il calare.
Dirompente lo spaccarsi.

E quando accade, quando si frantuma, vedi.
Vedi quel che c'era dentro.

Oh.
Un paio di parole.

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