giovedì 11 febbraio 2010

Lettera ad A.

Avevo scritto un altro post, lungo, d'impulso, vero.
L'ho pubblicato per venti secondi.
E poi eccomi qui, a cercare un altro modo per dire la stessa cosa.
Il cuore del discorso è che sono stanca di aspettare.
Stanca di Soffrire per una tale inutile ragione.
Io non devo rammaricarmi niente, si, niente.
Ed ho passato le ultime due settimane in attesa di un cenno, una parola, una reazione che non si sono presentati. mai. nemmeno per sbaglio.
E vabbene che sono quella sensibile ma mica è sinonimo di scema. o stronza.
Sensibile è solo l'ennesima inculata che si prende qualcuno ad affrontare la realtà a cuore aperto.
A volte va bene, e quando è così, è di imparagonabile bellezza.
A volte va male e pare che il dolore di Leopardi e Pavese ti si scagli addosso tutto insieme.
50 e 50, ho scelto io di stare al rischio e lungi da me il sottrarmi alle lacrimose sofferenze.
Però tutto questo è tanto cattivo quanto gratuito.
Pensando alle occasioni che hai avuto per parlarmi, il tempo delle quali ha preferito spenderlo nelle condivisioni di link vuoti e superficiali su facebooooook.
Non ha senso. un social network prima del cuore umano, prima di una persona, prima di me!
Ma sto venendo meno alla mio promesso tono quieto.
Quindi, sono, delusa, amareggiata, molto triste.
Soprattutto sono ennesivamente consapevole del basso ed insignificante peso che rivesta per te nella tua vita.
Certamente non me le porgerai ma nel caso improbabile, le scuse non basteranno.
Sono stanca e vorrei dire un'infinita quantità di cattiverie che ti meriteresti ma per una volta mi risparmierò il sangue cattivo.
Non ti porgerò il mio cuore aperto di nuovo.
Non ho più voglia del tuo totale disinteresse.

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