domenica 23 giugno 2013

Fosse MD

Come stai?

Insomma

Che ti ha detto il medico?

C'è scritto lì.

Stimolazione del sistema nervoso centrale, euforia, entactogenesi, senso di felicità diffusa, illusione di grandi legami emotivi con cose o persone sconosciute
Possibili effetti indesiderati sono irrequietezza, confusione, iperriflessia, mioclono, convulsioni, midriasi, piloerezione,panico, secchezza alle fauci e nausea.
Ma che cazzo hai preso?

Una cotta.



Fosse MD potrei smettere.

senza titolo

Ci sei tu, che hai una vocazione, una passione.
Tu che ti fai in quattro per andare fino in fondo a questo bisogno che senti.
Tu, che hai avuto coraggio e che sei cambiato tanto o forse solo cresciuto, e ti sorprende che ti sia piaciuto.
Tu, che quando fai qualcosa che ti piace non c'è bisogno di parole.
Tu, che sai stare nel mezzo delle cose tanto quanto un po' più in là, guardando altrove.
Tu, che sei in guerra tutti i giorni e ti accorgi che quel fiore vuol dire primavera.
Tu, che torni a casa da eroe stanco, sconfitto a volte, e mi guardi ogni volta come fosse la prima, come fossi la sola.

Poi ci sono io.
Io che devo seguire cosa mi fa battere il cuore.
Che inciampo se cammino e non corro ma saltello.
Io che potrei annegare in un sorso d'acqua e nuotare in mare aperto in piena notte per lo stesso motivo.
Io coi miei silenzi trasparenti, coperti da sciarpe di parole.
Io che amo imparare ma studiare mai mi piacerà.
Io che tutto e tutto il contrario.
Io, madrina del brillio negl'occhi d'entusiasmo e malinconia.
Io, che torno a casa a mettere i cerotti sulle ginocchia dei miei sogni e ti preparo il caffè mentre ti siedi.

Mi dai un bacio, mi porgi un fiore e mi dici che è di nuovo primavera.

venerdì 21 giugno 2013

Altrove

Ho visto l'alba arrivare tra la magnolia e l'abete del mio giardino.
Stanotte non riuscivo a prendere sonno, ad un certo punto mi sono alzata.
Sono andata in cucina, ho aperto la portafinestra, mi sono seduta sugli scalini e mi sono accesa una sigaretta che non so fumare.
Momenti di una qualità estetica degni di Anderson.

In pigiama, coi capelli isterici, lo sguardo verso l'oltre, qualche colpo di tosse e un po' di freddo.

Non sapevo se sentirmi bella da morire e profondissima o incredibilmente stupida.

Tutte e due, come sempre.

Nel frattempo P, un vecchio gatto che svariati veterinari avevano dato per spacciato in molte più occasioni di quante le sue vite feline gli avrebbero potuto permettere , sbraitava nell'erba vomitando un groviglio di peli.

Stavo pensando a questi giorni in cui sto valutando l'ipotesi di non avere un cuore.
O se proprio devo averlo di averlo messo altrove.
Così altrove da non sentirne nemmeno un'eco lontanissimo, appoggiando l'orecchio per terra, come gli indiani d'america nei film che piacciono tanto a mio babbo.

Alla fine che palle questi sentimenti, che palle questo amore.
Non sono pessimista, non sono ottimista, non sono nemmeno indifferente.
Sono altrove, l'ho detto no?
Altrove.
Ecco.

Mi accendo un'altra sigaretta e mentre decido se far colazione prima delle sette, mi rendo conto che da qui, da questa sconosciuta mattina, da questo altrove dove sono, posso ricordare benissimo le cose state.

E allora ecco.
Questo amore è una roba che a volte ti trovi davanti, come un elefante seduto in un vicolo di paese, che sta tutto dentro una persona, sensibilmente più piccola del suddetto elefante.
E non lo puoi vedere questo elefante, lo puoi solo sentire, anche se non barrisce.
Lo senti quando appoggi il palmo della mano sul palmo della mano di questo qualcuno, o immagini di farlo in certi casi, e quella sensazione lì ti fa credere che potresti rinunciare per sempre all'uso di quella mano, che alla fine puoi fare tutto con la sinistra anche se non sei mancino perché quella mano lì sta bene proprio dove sta. Intrecciata alla mano della persona che si è nascosta l'elefante sotto la maglietta.
E andrà tutto bene, malgrado tutto il resto.

Vada per il latte di soia e vediamo se riesco a farmi un caffè che non sappia di liquirizia.

Se fosse tutto qui sarebbe anche semplice, uno attinge a questo amore che circola di base nel mondo, trova l'elefante e ciao.
Ma il mondo non è un vicolo di paese, è una strada di periferia, dietro la stazione, retro di locali malfamati, e dopo una certa ora non ci arrivano nemmeno più i taxi.
E le persone sono disastrate, piene di schermi, maschere, paure, ferite mal cucite, altre storie, altre esigenze, convinzioni, buchi neri, paranoie, cazzate.
Quindi non sempre se trovi un elefante nel mezzo della strada, puoi fermarti.
E tra il buio, il fumo, lo sguardo basso per evitare di incrociare quei brutti ceffi all'angolo, magari passi accanto al tuo elefante e nemmeno te ne accorgi.
Oppure lo riconosci laggiù, dentro la stazione, dall'altra parte del binario, e dio solo sa quanti nomi ha quella dannata riga gialla.
È un mondo pieno di amori che sarebbero potuti essere, pieno di occasioni perse, di coraggio mancato, di ruoli non compresi e situazioni in stallo.
Un mondo pieno per metà di chi fa un passo verso qualcuno fermo che aspetta o muove il passo verso altrove.

Il mio regno per dei biscotti.
Possibile che i miei facciano colazione coi plumcake? Mai una gioia.

L'alba si è fatta mattina sull'abete e la magnolia, è estate.
La sveglia dei miei ha suonato, questo vuol dire che ho un'altra chance per prendere un caffè che non faccia piegare il viso intorno alla bocca.

Il vento della svolta spinge tutti in qualche luogo.
Se non mi trovi a casa, sono altrove.








Luna piena

C'è luna piena.
I pescatori di pesci lasciano le barche ormeggiate al molo.
I pescatori di cuori affrontano il mare con ami sottili e esche di fiori.
Luci flebili di ideali di dongiovanni in acque nero peccato, inquiete come un segreto.
La di lei mano, delicata sulla penombra del viso ispido dell'uomo del mare.
La di lei bocca, schiusa sulle labbra del canta storie di reti e sirene.
La notte è zaffiro prezioso che lei porta al collo baciato tra fili di perle e promesse intessuti da colui che all'alba seguente rimarrà un marinaio.
E la giovane si addormenterà sul tuo petto di lupo di mare e passando le dita sul tuo marchio d'inchiostro leggerà "àncora" dove tu scrivesti "ancora".
Arrossiranno le guance al soffiare candido della passione.
Arrossiranno i cirri mattutini al soffocare di un lamento già ricordo, già solitudine.
Lenzuola tiepide.
Vuote e increspate come le onde di riva alle prime ore di un giorno nuovo, che affronti solo, che è il solo modo che sai.
Dalla vertigine del faro guardo il mare.
Mia figlia vivrà in campagna, vedrà i fiori nascere dalla neve.
Avrà capelli biondi di sogni oro come i miei.
Ed occhi blu profondo oceano.
Come l'unica cosa che suo padre sa amare.

sabato 15 giugno 2013

nastri autentici

"Spero tanto tu sia sincera"

Se non puoi essere sincera non dire niente.

Vorrei un aneddoto che dimostrasse il valore di questa frase.
Ma non ce l'ho.
Non mi ricordo nemmeno dove o quando l'abbia sentita, so solo che ad un certo punto ho cominciato a tenerla a mente prima di rompere quella barriera tra le mie cose e le cose del mondo.

Così sto zitta spesso.
O parlo d'altro.

Raramente si presentano occasioni nelle quali non possa dire come la pensi a causa delle circostanze ( fin da bambina "circostanze" era una parola buffa, di quelle che fanno ridere, come   chiocciola o mortadella, parole che non sai dire senza mostrare i dentini. Essendo piccola non comprendevo che l'uso di "circostanze" in una frase implicasse in qualche modo una certa serietà e  pensare che bisognava essere seri mentre in queste stanze magari c'erano i funamboli che mi piacevano tanto o meglio ancora gli elefanti lo trovavo divertente.)
E questo rende molto autentiche le relazioni che ho, ed anche i miei diverbi.

Ho sempre voglia di verità.
E questo sia per indole naturale che perché a tredici anni non mi sentivo bella abbastanza e quindi passavo le sere a guardare la luna dalla vasistas e a scrivere poesie per il mio amore di IIF che sapeva appena come mi chiamassi.
Ho sempre voglia di verità perché come il mio buon umore va a biscotti e gelato al pistacchio, il mio cuore batte a colpi di verità, colpi bifunzionali, che fanno sì che viva e che alle volte spezzano il fiato, ti schiantano a terra e ti fanno capire che significa morire stando ancora nel mondo dei vivi.

Non è una benedizione, non è una condanna, è un dato di fatto, che purtroppo, e dico purtroppo perché sono così devota al sottosenso che vedrei un tralerighe in ogni gesto, ho imparato che quelle del nondetto e del nonfatto sono lenti rosa di occhiali che indosso spesso solo io quindi, per preservarmi, ho preso la severa e castigante ma retta decisione che sì, contano i fatti soltanto.

Le parole stanno a zero, contano i fatti. Il silenzio è un fatto.

Ora, per amore della sincerità cantata fino a adesso, mi trovo impelagata in una situazione vischiosa nella quale mi sono buttata poco gradualmente per dare una svolta conosciuta al tenore sospeso della mia vita di qualche tempo fa. Tipica scelta compiuta per sfida nei confronti della vita, io che rilancio e aspetto un' altra mossa.
Ma se io sono stronza e presuntuosa la vita mi batte in esperienza ed ha quella pazienza che io spesso detesto.
Sono all'impasse, in un magazzino, seduta su nere, gialle e rosse casse a scegliere e studiare le mie mosse.
No, sto scherzando, non ho un magazzino e se lo avessi ci sarebbero anche casse verdi e blu.

L'unica cosa vera che volevo dire è che ieri ho preso in mano una chitarra ed ho suonato le solite cose anni 80, poi ho suonato Con il nastro rosa e mi sono incazzata da morire perché mi ha ricordato che è quello che ti direi se potessi essere sincera,

ignorando le circostanze.






giovedì 13 giugno 2013

Ultima

Ma io cosa ci posso fare?
Guarda, adesso mi siedo qui, ti dico tutto e però poi per cortesia, basta.
Meglio sul tavolo?
Bene, vada per il tavolo.
Cazzo quanto è freddo.
Sbottono la camicia?
Perfetto.
Allora mettiamo subito in chiaro una cosa.
Io non spiego mai niente.
No no no non mi guardare così.
Mai e niente vogliono dire davvero mai e niente.
Non che se uno mi chiede come funziona il programma della lavatrice non gli risponda certo.
Non spiego mai niente, un cazzo niente, di me.
Perché? Abbiamo detto sinceri?
I braccialetti dove li metto? Bustina? Ok.
Dov'ero... ah, sì, bene.
Non spiego niente di me perché per me è tutto molto naturale e come lo capisco io, tutti possono capirlo, non trovi? E se così non è, beh ho i miei tempi di risposta e la mia voglia di rispondere non è sempre la stessa, poi non mi piace scoprirmi, dare così, a qualcuno, tutte le possibilità di ferirmi porgendo il fianco.
Tolgo anche i Jeans? Li appoggio qui?
E quindi non è che arrivi, metti in disordine i miei compostissimi disastri e te ne vai con la pretesa che sia tutto uguale, tutto a posto, tutto intatto.
Intatto un cazzo.
E non ci trovo niente di buffo.
No non è vero, ci ho riso anche io, tra un pianto e un altro.
In fin dei conti mi sono sforzata tanto per stare così nel mio e nel tempo di un giorno, per te, sono diventata più trasparente di un'acqua in bicchiere.
Ti piace? Il colore è lo stesso ma questo è in pizzo, non so, ho comprato i completini di questo mese pensando che ti saresti divertito a toglierli quanto io a farmi guardare.
Lo metto nell'altra busta.
Sei triste adesso.
Lo sai a me non piace parlare, soprattutto quando necessario.
Sono molto femminile per molte molte molte anche troppe cose ma per altre insomma.
Due birre, una pizza e un divano mi hanno reso la vita sempre molto più semplice di dobbiamoparlare.
Pensavo fosse successo tutto troppo presto e tutto, soprattutto, solo nella mia testa, un po' come adesso, sai sono abituata a vivere a cavallo dei miei sogni fantasiosi.
Però ora mi accarezzi il viso, mi baci le mani, sorridi passando le dita tra i colori strani dei miei capelli.
Io sono nuda e tu sei trasparente.
Toglimi tu la catenina.
Puoi risparmiarti la fatica, è stato un incidente.
Non devo muovermi? No tranquillo, gli aghi non mi fanno paura, mi sono sempre piaciuti.
Anche la storia del sangue, beh l'ho sempre trovato interessante...
Poi non credo che mi farà male.
Vederti piangere invece.
Se avessi saputo che ci saremo rivisti solo oggi, ti avrei baciato.
Meglio.

E questo?
Sembra uno di quegli anellini da estate, quelli da mettere con le infradito.
Mancano le infradito.
Hai scritto giusto il nome sul cartellino? Mia mamma ci tiene.


mercoledì 12 giugno 2013

La noia

Tutto mi annoia.
Sì certo se metto un bell' "io" a inizio frase è ovvio che qualcosa di interessante verrà fuori ma sono leggermente stanca di rigirare coltelli in piaghe che conosco.
Vorrei un "tu" che valesse la pena del mio tempo, che lo pretendesse, che se lo prendesse non che mi desse l'impressione di un quarto d'ora perso.

Oggi ho capito che vuol dire "bello da far male" e l'ho capito come uno stinco comprende uno spigolo in massello.
Ho riso delle mie convinzioni passando il ghiaccio sul livido nascente.
Se non hai sentimenti sei una stronza.
Se ne hai sei una super stronza.
Se li hai ma non li vuoi sei stronza uguale e pure un po' incazzata.
Arrabbiarsi fa aumentare le rughe, il quadro è completo.
Tutto mi annoia.
In questa fase della vita, cuore e culo non sono due parole, sono due concetti risvolto della stessa medaglia che non cade mai di testa o croce ma sta fissa in piedi sul bordo zigrinato.

Ci ho messo il cuore
L'ho fatto col cuore
Ti porto nel cuore
Col cuore in mano
Cuore mio
Mi batte il cuore
Mi pesa il cuore
Dal più profondo del mio cuore
Ti ho dato il cuore
Vaffancuore

ora sostituisci cuore con culo e rileggi sopra.

Tutto mi annoia.
Il silenzio mi annoia, le parole vuote mi annoiano, il senso delle cose mi annoia, la pochezza delle persone mi annoia, questo tentativo di perfezione cristomadonna mi annoia.

Voglio i difetti.
Parlami di difetti.
Raccontami che quanto torni a casa qualche sera non ti senti l'eroe,
dimmi che ti piace guardarti da fuori mentre ti racconti agl'altri che credono ad ogni cosa e che persino tu ti credi, a volte, quando te la racconti.
Dimmi di quella volta che hai mentito, di quella volta in cui hai copiato, di quella volta in cui far male ti piaceva e fermarti non è stato facile come avevi creduto.
Dimmi di quando non dormivi per il senso della colpa,
raccontami tutte le volte che un nondetto dentro ti gridava un nonfatto dilaniante.
Dimmi quante volte hai avuto paura.
Dimmi quante volte hai detto iostobene dall'inferno.
Raccontami di quando hai perso, di quando ti è piovuto addosso, di quando non credevi fosse vero che un mondo tanto grande ti rendesse claustrofobico.
Voglio i difetti.
Quelli che hanno fatto piangere tua madre, che t'hanno fatto credere d'essere il peggiore tra gli esseri viventi.
Voglio i difetti.
Che valgano la pena di almeno un quarto d'ora d'attenzione.

Pensi di essere abbastanza sbagliato?

Cinica e stronza

Per qualche ora, facciamo come se potessi permettermi di non essere una cinica stronza.
Facciamo che mi passo lo struccante sul viso e mi siedo sul divano, con i pantaloni grigi della tuta ed i capelli rosa cipria sciolti da una parte.
E tu, facciamo che tu per qualche ora stai qui accanto a me.
E mi fai posto sul petto, sotto la spalla.
E mi baci la fronte, mi accarezzi il collo e mi dici che andrà tutto bene.
Facciamo che mi tieni la mano e mi sussurri che ti piaccio anche sbagliata,
che il peggio di me è la parte che apprezzi di più, che il mio anulare storto,
che il mio sorriso storto, che il mio silenzio storto non li cambieresti con nessuna perfezione al mondo.
Sì, per qualche ora facciamo che il mondo siamo noi, senza il resto.
E domani sarà come se nulla fosse stato, tornerà il nulla sempre stato.
Così faremo finta.
La stranezza dei gesti che fingi è che se li fingi a lungo poi diventano come veri.
E allora mi chiedo perché non fingere tutti i giorni, per qualche ora, di non essere la cinica stronza che sono.

sabato 1 giugno 2013

L'amore ai tempi delle stampanti 3D

-Tieni è per te.
-Cos'è?
-È un vaso.
-Un vaso per cosa?
-Non lo so, per le piante?
-Piantine, è un po' piccolo no?
-In effetti è nato come un bicchiere.
-Ah sì?
-Sì, mi stavo lavando i denti l'altra mattina, e nel bicchiere degli spazzolini ho visto il tuo
-E ti ha ispirato?
-In un certo senso... l'ho visto lì fermo, appoggiato di schiena al margine rosso di plastica, coperto dal cappuccio opaco di dentifricio e, so che sembra assurdo ma ho come avuto l'impressione che mi stesse guardando ed anche...sì anche parlando. Mi ha proprio guardata e mi ha detto "eppure io sono ancora qui e tu sei fregata" E allora mi sono sciacquata la bocca e sono andata da quei miei amici che fanno quelle sculture sperimentali coi suoni e insomma alla fine ti ho fatto questo... ecco. È proprio per te.
-Ma che pensiero dolce. E che dice?
-Vaffanculo.