venerdì 25 novembre 2011

La Città Vecchia.

Notte.



Corri! Corri! Vieni, per di qua!

Non ce la faccio più, non respiro, non ho l'inalatore, le tossine stanno entrando in circolo.

Non ti fermare, dammi la mano! Entriamo qui!!!!

N ansima, le vene del collo e del viso affiorano in un reticolo che è già blu. Non c'è molto tempo.
T la tiene stretta e le accarezza i capelli.
Sono nascosti in un vicolo buio e umido nella Città Vecchia.
Ha piovuto. E' freddo.
In lontananza si sentono i passi pesanti del plotone della Difesa Nazionale.
Il rastrellamento è cominciato da più di quattro settimane, appena si è saputo che La Sovrana sarebbe giunta.
Domani.

Non è divertente? Tutti questi anni a preservare il diritto di permettermi di soffrire come un cane in questo momento.
Tutti quei carichi di Pharmaco che abbiamo distrutto, tutte le persone che abbiamo nascosto, che abbiamo salvato...tutto per avere ancora paura, per sentire ancora dolore...

E per ridere amaro.

Non mi resta molto, gli stivali ferrati sono lontani, devi nasconderti. E non qui.
Alla Cattedrale.

Tu sei matta.
Il tuo corpo è forte, tutti gli anticorpi che hai sviluppato, tutto l'aiuto di P in laboratorio, non puoi morire, non così.

Sai che la XZ52 svanisce nonappena si raggiuga la morte cerebrale del contaminato.
E non c'è modo di estrarla se non uccidendo preventivamente il soggetto, che ha lo 0,001% di possibilità di salvarsi.
Non abbiamo potuto negare quella fottuta percentuale a nessuno dei nostri.

Ma D, D si è salvato.

Appunto, la probabilità mi rema contro.

T abbraccia N che lo stringe a sua volta.
Nessuno dei due piange. Nessuno piange.
Per scovare quelli come loro, come T, come N, come quelle poche centinaia di persone vere rimaste, il Laboratorio del Dipartimento della Difesa Interna ha creato i Segugi.
Mostri. Cani.
Sì cani. Cani che fiutano le emozioni. La paura. La tristezza. La gioia. La passione.
E le lacrime. Per le lacrime impazziscono.
Molossoidi che strappano i ganci dei guinzagli e corrono forsennati.
Massa di muscoli perfetti e atroci sotto un manto di pelo nero, corto e lucido.
Macchine perfette.
Occhi sgranati e schiuma bianca dalle fauci.
Appena fiutano aggrottano in muso.
Puntano la direzione e partono.
Il resto è terrore. Impietoso.
Non ci sono perché.
E l'unica cosa da fare è respirare.
Respirare e scavalcare, incuranti, le pozze di sangue denso.
Apathia.
E' questo il fine del Pharmaco.
Nessun impulso.
Nessuna emozione.
Solo puro Controllo.
Siamo in guerra.
Non c'è lo spazio per il giusto o lo sbagliato.
Siamo in guerra.
E abbiamo perso.
I vinti si piegano al vincitore.
Si annullano in questo caso.
Niente più persone.
Ma sagome.
Sagome vuote, senza memoria, con sguardo spento e nessun desiderio.
Solo obbedienza.
Totale obbedienza.

T vattene! Non voglio che sia l'ultima cosa che ti ricordi di me...

Io ti porto con me. Alla Cattedrale.

Non sei tanto idiota. Avanti vattene!

T si alza e prende in braccio N. Le accarezza il viso. Comincia ad essere fredda.

Non inciampare, sei alto, mi faresti fare un bel volo.
Dice piano N.

T sorride, esce dal vicolo e cammina rasente le pareti delle case.
La Città Vecchia è disabitata da più di centosettant'anni.
I palazzi privi di intonaco sono fatiscenti e tristi.
La strada non esiste più ma in dei punti si vedono ancora i marciapiedi e i segni delle bombe.
C'è pochissima luce.

N non chiudere gl'occhi, avanti! Quanto dista da qui la Cattedrale?

Dove siamo?

Mi sembra...sì siamo all'altezza dei portici, alla vecchia banca.

Ancora un paio di chilometri, poi a destra, al vecchio emporio, le scale della metro.

Passiamo da sotto?

E' più lungo ma è più sicuro.
Se facciamo la strada non siamo coperti da niente. E poi siamo soli.

T si fa forza.
Una vita così è comunque una vita.
Ed una vita è sempre una preferibile scelta ad una non-vita.
Questo glielo diceva sempre sua madre, glielo ripeteva ogni sera, dopo gli esercizi per fingere.
T, come qualche altro bambino della sua età, come N, fin da subito aveva dovuto imparare le maschere mentali per evitare la fine e preservare quel che valeva.
T, come qualche altro bambino della sua età, come N, fin da subito aveva dovuto imparare a portate il peso di errori di un passato di cui non aveva colpa.

Siamo arrivati! N siamo arrivati.

Ho sentito, ti ricordi la parola d'ordine? Dice N con un filo di voce.

Respira sempre più piano.

Sì.

Piove.

Con la pioggia si può piangere.
Le lacrime si confondono meglio.
Ai Segugi non piace l'acqua.

Piove.



mercoledì 23 novembre 2011

Il nuovo sketchbook ma niente scanner!

Ho comprato un nuovo sketchbook.
Appena farò pace con lo scanner, posterò qualcosa.

Evitando di postare gli svarioni più simili al test di Rorschach, alcune cose sono come sempre, altre no.

Il dramma è che ho usato molti colori nelle ultime cose e il mio scanner quelli non li può vedere, non li rigerisce, li mastica appena e li rivomita fluorescenti e fastidiosi...
Qunidi attendo Natale.
O un'anima pia.
O entrambe e cose.

giovedì 17 novembre 2011

Blog dal gala s II

Ora che mi sì è  aperto il fantastico mondo delle app, mi vengono offerti millemila modi esclusivi et efficacissimi  per distrarmi...
Intanto posto dall' app di blogger la foto del mio nuovo ed enorme gatto

Così tanto per gioire della mania della condivisione


domenica 13 novembre 2011

Superare la fine di una relazione, Parte I





Alla fine, malgrado ogni buona intenzione, ci si casca sempre!
Certo è un sentimento bellissimo, forse il più bello tra tutti quelli esistenti.
Ma per quanto uno ne possa provare, nel caso sfortunato in cui esso finisca o decida di prendersi una pausa da te, è decisamente il più fottuto bastardo.

Mettiamola così:
se l'amore finisce è perché doveva finire.
Non importa quanto o quanto poco ci abbiamo provato.
Finisce.
Come il latte la domenica mattina, quando la coop è chiusa e tu ti svegli pregustando il tuo cappuccino casalingo.
Come il dentifricio, che ovviamente finisce la sera, prima di andare a letto, dopo la frittata di cipolle della nonna.
Come la nutella, che da fuori pare che ce ne sia più di mezzo vasetto, e nel momento del bisogno, una volta aperta, non ne contiene nemmeno un cucchiaino da tè.

Ecco così.
Quando queste cose succedono, oltre ad uno sconforto iniziale di fronte al bisogno impellente di soddisfarci, non passiamo il resto della giornata a interrogarci sul perché ciò sia accaduto e di sicuro la nostra mente non ci proietta i "the best of" dei momenti passati a montare la schiuma, a passarci il filo interdentale dopo una passata di AZ o a spalmare nutella sulle superfici più improbabili.
Certo, queste sono cose che si possono comprare, è vero, ma anche con l'amore si può arrivare ad un riacquisto.
Il succitato amore, per quanto sembri un ente fisica capace di scorrerci sotto la pelle, riempirci il cuore, stringerci lo stomaco è una condizione mentale.
Così come l'immenso et devastande dolore per la sua perdita.
Una condizione mentale.
E come tale va presa, smitizzata e superata.

Qualunque madornale errore tu o lui abbiate compiuto, il fatto è che tale binomio sentimentale non ha più modo di esistere.
E quando uno dei due ci rimane sotto, inizia quella fantastica fase costellata da:

lo amo
non posso vivere senza di lui
la mia vita non ha più senso
se lui non mi ama più come posso amarmi io
se lui non mi ama più come potrà amarmi un altro
non è possibile
come lui non c'è nessuno
nessuno mi renderà mai così felice
voglio morire

E sono tutte vere. Sì sono tutte vere per quella Te che stava con lui.
Ma ora, non è più così, ed anche se la cosa che sembra più giusta da fare sia stare ad attendere un qualche ritorno, mantenendo vivi i ricordi e conservando ogni dettaglio di lui...beh no.
Io credo nell'amore. Molto. Moltissimo.
Ma non si può amare una persona che vive in riflesso del sentimento per un'altra.
E' necessario avere ben strette in mano le redini della propria vita, tenerla in riga tra passioni, hobby, amici, parenti e doveri.
E' necessario liberarsi da fantasmi e paure che, anche se non pare vero, non risolveranno mai il senso di ansia e sofferenza nel ricordare quel "non ti amo più".
Non sì è pronti ad amare, come non lo si è a non amare più.
Succede, sì, bisogna anche volerlo.
Quindi, dopo che hai smesso di affettare chili di cipolle per non ammettere che volevi ancora piangere su quel cumulo d'affetto di cui non sai che fartene, dopo aver scritto papiri di speranze deluse, dopo aver ascoltato la discografia della Pausini, di Giorgia, Arisa e 883, dopo tutto questo, bisogna accendere il cervello.
Ogni cosa accade perché deve accadere.
Si poteva fare di più? sicuramente.
Ma è andata così ed è un fatto.
E l'unico altro FATTO che hai è te stessa.
Quindi, è una strada contorta e scomoda ma fattibile.
E se ce l'ha fatta Jennifer Aniston, scaricata da Brad Pitt per Angelina Jolie...
Possiamo farcela anche noi comuni mortali.











Feeling Blue






sabato 12 novembre 2011

Ataf

Dling.
Siamo in San marco e il 6 ha appena aperto le portiere.
Una signora anziana entra in autobus e si siede di fronte a me.
Io tengo le maniche della felpa imbottita di finta pecora, allungate e strette nelle mani.
Tengo lo sguardo fuori dal finestrino. Insolito, perché di solito osservo i passeggeri e mi immagino storie.
La signora mi guarda.
Dopo qualche secondo la guardo anche io ed abbozzo un sorriso. Uno di quelli gentili, un po' forzati.
La signora ricambia ma scuote la testa.
Poi dice:
"le belle ragazze come te non dovrebbero mica essere così tristi! La vita è breve ragazza mia! Che cos'è quella faccia, è mal d'amore?"
Dling.
Siamo in piazza Oberdan.
Io la guardo bene e  non rispondo.
Lei continua:
" Eeeeeeeeeeh che sarà mai, gli amori vanno e vengono, e tu sei così bella, così giovane...quanti anni hai?"
"Venti" rispondo.
"Venti?" E dopo che lo ha detto ha fatto una breve pausa, ha aggrottato leggermente le sopracciglia e poi se n'è uscita dicendo:
"Beh ragazza mia, dovresti darti una mossa, alla tua età ero già sposata!"
Dling. 
E' la mia fermata.


venerdì 11 novembre 2011

A Crystalware inside me.



Avevo meno di cinque anni.
Era tutto chiarissimo.
Avrei fatto la pittrice ed avrei vissuto in una fattoria nella quale le mucche sarebbero servite solo per il latte, le pecore per il formaggio, le galline per le uova ed i conigli per bellezza.
Volevo le scarpe con gli strap ed i pantaloni con l'elastico e pieni di tasche perché erano più comodi.
Mangiavo quello che mi pareva e speravo che alla mia mini cugina non andasse tutto il suo tenerone perché l'avrei finito volentieri io.
Odiavo l'insalata.
Era tutto chiarissimo.

Il primo dubbio è l'inizio della fine.

Ed è così che a forza di crescere dentro, crescere troppo, a volte mi sento in questo modo:
Un  enorme pachiderma circondato da cristalli emotivi fragilissimi.
La mia PiccolaGud mi guarda sdegnata.
Come biasimarla.
Lei è alta un metro e un tappo, è tutta ossa, ha gli occhi grandi e salta come un grillo senza sfiorare nemmeno un bicchiere.
Mi sgattaiola accanto mentre io sto qui in bilico tra i cristalli, mi supera, mi guarda e mi striglia dicendo: "Quello che non capisco è perché hai indossato quel costume ed hai messo tutti i bicchieri intorno a te se poi dovevi arrivare qui...ne hai già rotto uno, e non si fa! "

Lì per lì volevo dirle "MiniGud, stai nel tuo!"
Poi ho capito.
Sì ho rotto uno, due, cento bicchieri.
Il cristallo non si reincolla.
Ma il costume...beh prendo un respiro.
Abbasso la zip.
MiniGud sorride...