domenica 25 aprile 2010

Semper ego auditor tantum?

Tanto qui non si dorme mai.
Stasera, al posto di rigirarmi tra le coperte nell'attesa che il mio viso venga illuminato ancora dall'alba, ho qualcosa da dire.

Come ho già detto altre volte, non dovrei accendere la televisione così a caso, perché il risultato spesso è terrificante.
L'oscenità di questa volta è il seconround del "La Pupa e il Secchione" .
ecco. appunto.
Forse nemmeno dovrei perdere tempo a scrivere cosa ne pensi... ma ormai sono qui.
Ho presente qualche motivo per non essere completamente orgogliosa della mia nazionalità ma provare una parvenza dello stesso sentimento contro il mio stesso genere è decisamente troppo.
Sono certa del valore intrattenitivo di cotale RealityShow e del suo posto d'onore tra le varie estensioni della Tv spazzatura, mi rendo conto persino che SuperQuark o Passaggio a Nord Ovest non tengano altrettanti Italiani difronte agli schermi... ma qui si supera nettamente il limite.
Polemizzo ulteriormente:
Vogliamo parlare dell'uso smodato degli stereotipi di questo programma?
qual'è il messaggio? Che l'intelligenza è a discapito della gradevole estetica?
Che l'unica cosa importante per una donna è il silicone eccessivamente distribuito sottopelle?
Sono veramente e forse persino esageratamente indignata.
Ed è inutile che mi si dica che è un programma divertente, che fa tanto ridere e che alla fin fine è pure gradevole. NO. E' come un film di Fantozzi. Non fa ridere dal divertimento. E' un riso che lascia l'amaro in bocca. O almeno così dovrebbe essere.
Si pensi a tutti gli approfondimenti giornalistici sulle abitudini giovanili contemporanee, si pensi alle ore di Talkshow a proposito di esclusivissima critica generazionale.
Ecco. E poi?
E poi ti arrivano queste svampite col baricentro spostato che godono della loro (apparente?) ingoranza ed imbecillità, accompagnate da portatori della cultura dall'aspetto molto più che Nerd. Qual è il messaggio?
Se studi guarda come diventi! Sfigato.
Se molli la scuola in terza elementare per dedicarti a meches e tacchi a spillo sei una figa ed un giorno ti pagheranno per essere semplicemente te stessa.
Bello. Complimenti.
Accidenti!!!!
Non dico che sia necessaria una doppia laurea o la vocazione indiscussa al Sapere ma un minimo di consapevolezza di sé, di ricchezza d'animo, d'intelligenza è necessario.
Sono Sinceramente schifata. Vedere quelle espressioni da "bovino al macello" e quelle labbra evocative pronunciare una bestialità dopo l'altra mi da la nausea.
Ma si va da un estremo all'altro.
Un uomo può essere intelligente anche senza il totale abbandono della cura del corpo.
Sottolineo che Cultura ed intelligenza non vanno obbligatoriamente di pari passo.
Inoltre vorrei ricordare il buon Giovenale che annotava con decisioni le seguenti parole:
Mens sana in corpore sano.
Che è il principio corretto su cui ognuno dovrebbe muoversi.
Basta con questo schifo.
In un'epoca in cui le donne sono costrette spesso a dimostrare ciò che hanno ottenuto, per merito e non per altro, un format del genere è soltanto lesivo ed offensivo e dovrebbe scatenare soltanto il risentimento collettivo.
Che schifo. Ripeto.

sabato 10 aprile 2010

Baci d'autore

Prima lui, il fumettista, quello bravo, quello celebre...
e le lunghe passeggiate, e le mani fredde, ed il cuore che batte inaspettatamente forte.
Ricordo il suo sguardo, un po' su di me ma non troppo. Mai troppo.
E quando ero io ad avvicinarmi, tremava .
Anche i baci con lui erano strani. Tesi. Anche il primo come fosse l'ultimo.

Poi lui, lo scrittore, bello incredibile, silenzioso, geniale.
Un gioco di ruolo fatto di sguardi e risposte nette, pungenti.
Dopo quel bacio nessuna maschera, e quella segreta e inattesa dolcezza.
Per le ragioni più sciocche veniva da me e niente al mondo aveva più senso del nostro incontro.

Dopo soltanto la fine del mondo.
Correre coi tacchi alti su marciapiedi sconnessi.
Verso la stabilità della casa.

martedì 6 aprile 2010

Strusciavo i piedi sulle fantasie delle mattonelle.

Camminavo per queste stanze, strusciavo la mano lungo i muri intonacati del corridoio.
Con la punta delle dita, riuscivo a sentire il legno delle cornici di quei quadri pesanti.
Camminavo per queste stanze come persa in un tempo inesistente, in un tempo emotivo fatto di ricordi passati e dolori presenti.
E queste pareti le toccavo quasi fossero vive, quasi fossero umane.
E dentro qualcosa faceva un male incredibile.
Ho abbracciato il pezzetto di muro che separa l'andito dopo l'ingresso dal corridoio.
Sono uscita.
Non era più casa mia.