sabato 21 settembre 2013

Inatteso

A volte, anche se sei lontana, sei nel mezzo delle cose.
Puoi seguire la vita dove ti porta, e se anche ti porta lontanissimo, casa ti trova sempre.
L'amore non si spaventa con l'oceano.

- insomma alla fine sì.
-ti hanno preso?
-santo cielo sì mamma sì!
-ma è fantastico! cioè tristissimo ma fantastico!
-dai mamma, in aereo non ti ci vuole niente!
-oh ma che importa! vado subito a dirlo a tuo padre, ah aspetta è qui te lo passo
-sì sì passamelo, pino!
-amore
-pa' mi hanno presa, assunta, presa sul serio!
-oh tesoro mio che bello! e ora? quando torni? quando veniamo? andiamo vero?
-ma sì, ora mando tutto alla mamma così vedete un po' voi, anzi me la ripassi per favore?
-certo, amore sono tanto felice
-anche io tanto! mamma scusa una cosa
-dimmi tesoro
-stasera ho una... ma Elle? dov'è? me la passi? Le ho scritto ma non mi ha risposto, volevo dirglielo io e poi voglio sapere se viene a stare da noi, le ragazze la adorano, e dovrò prendere un nuovo armadio...lei e i suoi vestitini.
-amore, tua sorella è uscita ora, è andata al mare con quella sua amica, Pi, quella di università, sono a fare spese, vedrai che è distratta dai saldi, anzi ora la chiamo, che volevi sapere?
-sì, tanto le scrivo su skype... dicevo, ho promesso alle mie coinquiline che avrei cucinato io stasera, ecco hai ancora le tue ricette sul computer? sì quelle che dovevo impaginare, sì sì lo so, sì quelle, ecco mi manderesti quella della tua pasta, sì quella, ah. ah ecco perché sapeva di stoppa la mia, eh, avrei dovuto capirlo.
sì ho segnato tutto, ti chiamo più tardi, anche io, sì, sì. Sì mamma, ciao, sì, ciao mamma.

Cazzo sono dieci alle sette, ecco da qui per il market a sinistra giusto? seguirò il mio istinto.

-Effe sto arrivando, ti giuro che sto arrivando, non è colpa mia, qui le strade sono tutte uguali!
sì ho capito ci sono i nomi sopra ma non mi cambia un granché... sì certo che sono al market, sì, sì, di soya? sicura? ok, facciamo che chiami la pizza e la cena la spostiamo a domani? ah l'hai già chiamata, e a me hai preso? ah ma sei un amore, cioè non so se è un gesto affettuoso o una meritata sfiducia nel mio orientamento ma va bene, sì la so la strada, vai arrivo.

Dovrei scaricare le mappe di questa città. Con due tacche dovrebbe farcela.
app, aggiorna, download, vai.
Allora latte di soia, latte di soia...
Latte di mucca, di capra, con calcio, zero grassi, no, no, che schifo ma qui vendono il sangue di maiale in scatoletta? mavvìa...soia soia... forse è tra quelli a lunga.
Questo minimarket mi piace, queste mattonelle annisettanta mi fanno impazzire.
Ah la pasta! ecco! Oh, c'è barilla. Certo che sono proprio italiana.

-Certo che gli italiani si riconoscono dalla spesa.
-E dall'impicciarsi.
-Elle ma sei tu? Che ci fai qui?
-Ci vivo.
-Dai ma che dici? Da quanto?
-Sei mesi.
-Grande e che fai?
-Lavoro per l' esse di vi studio.
-Sul serio? Grande, complimenti!
-Già.
-Io sono arrivato ieri l'altro.
-Mh
-Sto con degli amici che fanno sperimentazione meccanica.
-Oh, interessante.
-Sì, molto, sì...ti vedo bene.
-Grazie.
-Senti ti va una birra? Andiamo qui di fronte..
-No grazie.
-Oh, sì mi sembra giusto.
-No grazie, non qui di fronte, il barista è un maniaco, ci ha provato con Effe e lei ha risposto rovesciandogli il martini sul viso di fronte ai clienti, lì siamo bandite...
-Oh, capisco, allora ti va una birra in un bar dove non sei ricercata?
-Conosco un posto qui vicino.
-Ottimo.
-Hai visto il latte di soia?
-Ecco, tieni.
-Da quando lo bevi di soia?
-Da quando quello di mucca mi ha quasi ucciso.
-Veramente?
-No non mi è mai piaciuto quello di mucca.

A volte, anche se sei stata lontana, sei nel mezzo delle cose.
Puoi scappare dai tuoi casini lontano quanto vuoi, ma i tuoi casini corrono sempre più veloci di te, e seguono la scia delle tue paure, anche se le hai sciolte nell'oceano.

-Insomma, dimmi qualcosa di te...sei cambiata tanto dall'ultima volta, hai i capelli lunghissimi.
-C'è scritto tutto su facebook e sono passati cinque anni, mi sono sempre cresciuti in fretta.
-Erano così quando ci siamo conosciuti?
-Il colore era questo.
-Gelida come sempre eh.
-È un trattamento esclusivo.
-Allora devo ritenermi fortunato.
-Avresti già dovuto.
-Lusingato lady, lusingato. Altro giro?
-Perché no.
-Di tutte le persone che pensavo di incontrare, tu proprio non avrei..
-Non sapevi fossi qui?
-Sì lo sapevo, un po' speravo di trovarti.
-E perché mai?
-Non so, facevo la valigia e ci ho infilato un paio di libri e uno mi ha fatto pensare a te, e pensavo che magari qui, lontano da tutto, se mai ti avessi vista, sarebbe stato diverso...più
-falso?
-sincero, stavo per dire sincero.
-Non l'avrei mai detto. Scusi, posso avere quel pacchetto di pistacchi? e due cosmo, grazie.
-Te lo ricordi ancora?
-Che cosa?
-Che amo i pistacchi.
-No, io amo i pistacchi, li ho presi per me.
-Ma che dici? Lo sanno tutti che sono l'amante per eccellenza dei pistacchi, te lo ricordi benissimo.
-Non so di che parli, li ho sempre amati io, da prima.
-Impossibile.
-Ok, da prima di conoscerti, da prima di conoscerti.
-Accettabile ma non ti credo.
-Come vuoi. Il resto però te lo ricordavi.
-Che cosa?
-Il cosmo.
-Sì, un uomo così pieno di sé che prende un drink rosa in coppa martini è un'immagine difficile da scordare.
-Girala come vuoi, ma non mi hai pensato meno di quanto non abbia fatto io con te.
-Che bastardo.
-Ti scaldi?
-Tre drink e la mia educazione cattolica va a farsi benedire.
-E al quarto che succede?
-Da che parte è casa tua?
-E al quinto?
-Domani in prima pagina?
-Accidenti, non sapevo di essere così bravo.
-Non tu per la tua performance, io, io.
-Per cosa?
-Omicidio.
-Mh, direi che abbiamo bevuto abbastanza.
-Stavo scherzando, e non usare certi avverbi con me.
-Abbastanza è proprio una parola orrenda eh.
-Non l'ho mai amata, abbastanza.
-Non l'ho mai amata e basta.
-È così che si dovrebbe dire, cara, non ti amo più, addio, non "ti amo sì ma non abbastanza". L'amore non è una roba tipo il sugo sulla pasta che dici che "sì è abbastanza" è una condizione d'esistenza, è come il buio, esattamente come il buio.
-Come il buio?
-Sì, come il buio. Quando c'è, non lo misuri.
-Ti va di fare due passi?
-Sì
-Saltelli lo stesso.
-Non si può cambiare del tutto.
-No ma... ok stavo per ridirlo.
-Tranquillo, sapevo già che eri un pessimo individuo, ma sei abbastanza tollerabile.
-Colpito e affondato.
-Insomma che ci fai qui?
-Te l'ho detto, sto aiutando degli amici che...non mi interessa parlare di questo.
-Ma ti interessa parlare di cosa?
-Mi interessa parlare di quanto è bella questa città, di quanto è strana la vita, di quanto, se possibile, le persone siano ancora più strane, di quanto ti stia bene questa montatura per gli occhiali, di quanto, se possibile, questi jeans ti stiano ancora meglio e del pezzo che ho scritto preso dal cuore che mi scoppiava nel petto quando ho capito che era tardi, di quanto ti ho detestata, quante volte ti ho sognata, quante avrei voluto
-Sta zitto.
-Come?
-Sì, sta zitto, sei un idiota e se c'è una cosa che non mi piace sono gli idioti.
-Hai anche ragione
-Cristo cos'è questo tono sorpreso?
-Stupida
-Stronzo
-È il tuo palazzo questo?
-Sì
-Domani lavori?
-Fino alle sei.
-Alle otto, vengo a prenderti e
-No, non puoi venire a prendermi
-Ah, d'accordo..
-No, ho promesso che avrei cucinato io, non puoi venirmi a prendere ma puoi salire.
-Allora a domani sera, è stato bello vederti.
-Abbastanza.
-È bello stare dove succedono le cose.
-Buonanotte.
-Buonanotte, alle otto.
-Alle otto.

-Ce ne hai messo, l'hai dovuta mungere?
-Cosa?
-La mucca.
-Ah. certo ora per un'eco iniziativa te la fanno mungere direttamente al market.
-E com'era?
-Di tofu ovviamente.
-Stupida
-Va bene questo?
-Sì è quello giusto! Perché avevi il telefono spento? mi hai fatta preoccupare
-Si dev'essere spento mentre scaricavo le cartine, aspetta il caricabatteria?
-Mensola bianca, cucina, accanto alla tua pizza.
-'Azie. Accenditi...
-Notte
-Notte Effe, domattina ti sveglio?
-No no no no no
-Ok, Ah domani sera...
-Eh
-Porto un amico
-Chi chi chi
-Vai a letto, ho venti chiamate di mia mamma, domani ti spiego, notte

Vorrà sapere se ho cucinato bene la sua pasta.

-Pronto mamma, ho visto le chiamate, la pasta poi la faccio do
-Elle
-domani
-un incidente


A volte, anche se sei lontana, sei nel mezzo delle cose.
L'oceano non fa barriera alla tempesta.

sabato 14 settembre 2013

Il gusto del sangue.

Il sapore ferroso e salato tra lingua e denti.
Vedo la faccia del tipo che ha telefonato al centodiciotto ruotare ruotare ruotare.
Eppure son quasi convinta di essere ferma.
Sdraiata.
L'asfalto è più morbido di come non sembri, è quasi comodo, vorrei dormire, ma la ragazza gotica del negozio qui a fianco mi schiaffeggia e mi dice che devo star sveglia. Ma chi sei gotica ragazza? Chi ti ha mai visto? Io ho sonno e se anche annuisco, tra cinque minuti sono in fase rem.
Che poi non mi sono fatta niente, sì magari da fuori la scena è anche truce ma non sto così male.
Sento le mani, i gomiti, le ginocchia entrambe e riesco a muovere le dita dei piedi.
Me l'hanno insegnato quando volevo fare la ballerina, a fare il check delle giunture.
Forse avrò delle cicatrici, forse avrò bisogno di una nuova bici.
L'unica cosa che mi scoccia da matti è dirlo a mia mamma che è da quando ho tirato fuori il lucchetto buono, ogni giorno mi parla di tragedie causate da assenza di piste adeguate, pirati, disattenzioni eccetera eccetera eccetera.
Il ragazzo dell'ambulanza è carino, fingerò che afferrandomi non mi abbia fatto più male della ceretta brasiliana di questo venerdì, abbozzo un sanguinario sorriso.
Mi piace il gusto del sangue.
La barella è più scomoda dell'asfalto e l'unica cosa che davvero mi preoccupa è sapere dove sia la mia amata borsa di pelle. È lo stesso modello di quella mia amica danese e vegana. Com'è che una bistecca no ma una Hermes sì, non lo so, ma va bene lo stesso, alla fine la coerenza, a me che ho tre o quattro caratteri diversi, è un argomento che non interessa.
Lui che bacia lei qui nel rientro del negozio di scarpe invece sì, mi interessa.
Lui che non è lui e lei che invece è lei.
"Non si muova signorina" mi dice il mani di fata mentre mi sposto i capelli appiccicosi dal viso.
"Stia ferma con quelle mani" continua e quasi mi strapperebbe le risposte di bocca se solo non fossi distratta e voltata per esser sicura di quel che tutti potevano guardare ma che io potevo vedere, malgrado i capelli incrostati.
Il sipario dell'ambulanza si chiude con un rumore non abbastanza forte da distrarmi.
Rispondo lenta alla ragazza che mi chiede inutilità e che pensa che abbia preso un troppo forte colpo alla testa e non sa che sì un bel colpo l'ho preso ma non dove dice lei.
Non so nemmeno come sentirmi.
Lui.
Mi fa un po' pena, un po' tristezza, e in parte credo gli stia proprio bene.
"No non so il mio gruppo sanguigno"
Poi lei, che ho guardato invidiosa pensando che avesse chissà poi che cosa più di me, meno di me,
"No non l'ho mai saputo, non l'ho scordato, e questo coso mi fa male"
meglio di me, che ho minimizzato, etichettato, detestato, giudicato senza mai trovare pace.
"Ma ce l'ho sempre la pressione bassa, stia tranquilla"
E le notti, dio mio quante notti passate a chiedere a nessuno perché io non fossi giusta, perché non andassi bene abbastanza.
"Non c'è bisogno della sirena, sto bene"
E cosa ci sarà in quest'altro che lui non ha? E poi, perché accidenti sento dispiacere? È karma, io non c'entro niente.
Detesto il pronto soccorso.
C'è sempre da aspettare.
Ora aspetto perché mi dicano che sto bene.
E non è che posso aspettare fumando una cicca al bar qui davanti.
Devo farlo qui, tra una cretina con un'ustione di terzo grado fatta con l'arricciacapelli e un ragazzino che checazzo che schifo, dio mio se proprio deve vomitare esistono i bagni.
Le ore si perdono tra la noia e il cervello intontito dal botto. Dai botti.
Mi sento come quella volta, alla vendemmia, dopo aver vinto a dama al bicchiere.
Era giorno quando il ragazzo della barella mi ha quasi fatta cadere inciampando sulla salita dell'entrata.
È ora di cena. Ho fame. Sento mia mamma qui fuori che chiede di me ma non può vedermi, il bambino che vomita è uno spettacolo di esclusiva visione.
"Dottore sto bene, posso andare?"
"Sì può andare ma il tutore al ginocchio lo deve portare per un mese intero e torni tra due settimane per rimuovere i punti."
Niente di grave, l'avevo detto, ma qui nessuno mi dà mai retta.
L'avevo detto che stavo bene, malgrado il sangue, malgrado gli strappi.
L'avevo detto che stavi bene, malgrado gli sbagli e le sviste totali.
Lo so che brucia, che fa un male cane, che meglio morire dell'infermiera che cuce i lembi strappati di cuore, di pelle, a suono materno di "tesoro mio, te l'avevo detto".
Non ho mai pianto.
Nemmeno adesso, che zoppicando ti ho aperto la porta perché vuoi parlare con chi può capire il sentirsi schiantati così un giorno a caso, in una via del centro, tra il negozio gotico e quello di scarpe.
Metto su il bollitore.
"Così va la vita ma te la caverai, si sbaglia, alle volte, nel valutare."
Annuisci, ricordi, non seguo il filo, e non voglio di certo esserti cerotto, sto per dire che sì "mi dispiace" e mi mordo, per sbaglio, tra il labbro e la guancia.

"Sai di sangue, il sapore ferroso e salato, lo sai che mi piace."