mercoledì 31 luglio 2013

Lettera a G

Perché non mi scrivi una lettera a casa
e la imbuchi in quella via del centro
E scrivici solo le storie più belle
e che hai fatto in questi lunghi giorni.
E dimmi se hai pianto, ti sei divertito, hai giocato, hai bevuto
i sogni sogni che hai fatto e cosa ti ha tenuto sveglio.
Raccontami il sole che ti ha un po' scottato e la cotta per quella ragazza.
E non fa niente se le hai raccontato l'aneddoto sciocco che ci fece ridere una notte intera.
Perché non mi scrivi una lettera a caso
e la fai grande per tutto il tuo foglio.
Non le mie iniziali, nemmeno le tue,
fanne una che dica qualcosa.
sia qualcosa di buffo, anche un po' originale
niente di elaborato, magari un'accento speciale.
Niente rime ti prego, sai che non le sopporto
in realtà non è vero, mi piacciono ma solo a volte.
Perché non mi scrivi una lettera a casa
Con la penna nera e gli errori con un rigo sopra.
In una busta gialla di quelle di carta e spruzzala tutta col tuo deodorante
che non so se usi poi una colonia.
Se la usi mi sa che va bene lo stesso
anche se immaginarti a spruzzare una carta, devo ammettere che mi ha fatto sorridere.

Perché non mi scrivi una lettera e basta e mi dici quello che hai già detto.
Ancora una volta
Niente di speciale
Un momento qualunque
Quei cinque minuti giusto un attimo prima che ti debba alzare.
Rubati un po' al sonno, prima dei tuoi dovrei
Rubati un po' al sogno che non ti ridarò indietro.
Ma va bene lo stesso una pagina bianca
Quel che importa è il francobollo per la collezione.

domenica 28 luglio 2013

due estati fa

La morte non è niente.
Niente che ci tocchi più di nascere.
Un momento perso in una memoria che non c'è.
Nella memoria di chi resta, invece, restano tutti i segni.
Qualcuno ti chiama ancora, cercandoti sulle scale sul retro la casa del popolo.
Sarà per sempre.

sabato 27 luglio 2013

Debolezze di stomaco



Certo ne ho preso uno stamattina e il mal di testa mi è passato, ora ho solo la nausea.
No. No. Certo che sto attenta, sì mamma attentissima. No, sì lo so che saresti contenta ma no.
Sicura. Mamma, ti giuro che semmai decidessi di farmi incastrare da un uomo sfornandogli un figlio saresti la prima a saperlo ma per ora ho solo l'influenza.
No, scusami, è che è stata una giornata lunga, questa settimana ho tre consegne e detesto la nausea.
Devo andare, la lavatrice sta bippando, ci sentiamo domani, tivogliobenebuonanotte.

Si è rotta due settimane fa, la lavatrice.

Scoppio a piangere.
Ci sono io, in mutande, seduta sul cesto dei panni da lavare, coi gomiti sulle ginocchia, i palmi sugl'occhi, i capelli tutti sopra.
Piango.
Come tutte le donne, meno di alcune, più di alcune altre.
Ho il ciclo ma avrei pianto comunque, magari non singhiozzando ma sì.
Una mosca mi si posa su una coscia e si annoda le zampine. Prima quelle davanti e poi quelle dietro. Le intreccia in quella posa da complotto.
La scaccio.
Si riposa nello stesso punto della coscia e questo mi fa piangere in un singulto più intenso e mi fa ridere, ridimensiona la drammaticità e ne accentua la tristezza.
Una mosca.

Ma vaffanculo.

Mi alzo e vado in cucina.
Apro il frigo, prendo il cartone di latte di soia e mi siedo sul tavolo.
Sì mi sento trasgressiva e infatti lo bevo dal cartone con il broncio ancora in bella vista.
Tossisco appena.

Avevo sedici anni quando mio cugino, mezz'ora dopo avermi servito il mio primo Long Island mi disse, guardandomi negl'occhi, che se non volevo passare la vita nella nausea, la soluzione era nelle mie mani. Letteralmente.

Ciondolo nel corridoio e passo le dita sui bordi delle cornici appese.
Devo decidermi a toglierla questa foto del campeggio, penso, poi mi fermo a guardare la teca della mia collezione.
Quattro farfalle spillate, ognuna con data e nome, ognuna rarissima, irripetibile, a suo modo.
Detesto gli insetti, i lepidotteri mi danno letteralmente il voltastomaco.

Avevo cinque anni, ero una bambina solitaria, silenziosa, affascinata.
Stavo seduta sugli scalini del giardino della scuola quando mi si presentò la prima della serie. Violenta.
La guardai con la coda dell'occhio, con un gesto posato e maldestro la presi.
Le sue zampe che si muovevano mi contorcevano lo stomaco.
Le sue ali erano bellissime.

Non vado a caccia di farfalle. Non ho nessun retino.
Quando loro vengono a cercare me, io le metto al loro posto.
Funziona così.

Sono in bagno, e la luce dello specchio mi dà un colorito bluastro che accostato alle occhiaie del giorno mi fa sembrare una tossica da ghetto.
Su questa canottiera c'è una macchia di dentifricio.
Tutta la vita che mi lavo i denti, deve ancora arrivare la volta che ne esca incolume.

È il momento della resa dei conti.
Il latte di soia freddo di frigo non è stata un'idea luminosa eh.
Mi lego i capelli.
Il futuro è nella mia mano destra.
Un respiro.
Indice. Medio.
Giù.

A vuoto.

Riproviamo.

Ancora.

Quasi.

Ancora.

Ci siamo.

Il latte di soia fa un vortice nel lavandino.
Mi sento meglio ma mentre mi tiro su per sciacquarmi la faccia, qualcosa risale su per l'esofago.
Che cazzo, mi si pianta in gola, i muscoli tirano, sto ipersalivando e mi si spezza il fiato.
Tossico.
Sputo.

Tiro fuori gli spilli.
Ecco la quinta.

sabato 13 luglio 2013

Non sono speciale

Sono la seconda figlia di tre.
La seconda figlia di una terza figlia.
Mia sorella più piccola è la prescelta.
L'altra sorella è più grande di me.
Sono cresciuta nell'attesa che arrivasse il momento per la mia piccola sorella, di salvare l'intera razza umana dallo sterminio.
Mentre l'altra sorella già lo faceva da prima e meglio, a quanto dice.
Mia sorella maggiore è stata capitano della squadra di pallavolo del liceo fin da quando era una matricola.
Mia sorella minore è la prescelta per salvare l'intera razza umana dallo sterminio.
Io ho le cosce tornite e sono negata per gli sport.
Mia sorella maggiore ha conosciuto il suo ragazzo al quarto anno, lui era il primo della classe e il capitano della squadra di calcio, faceva il modello per occhiali da sole per arrotondare, ora sono in viaggio di nozze a Parigi.
Mia sorella minore che è la prescelta per salvare l'intera razza umana dallo sterminio, sta con un superdotato genio del calcolo numerico conosciuto mentre veniva presentata in quanto prescelta, alla commissione segreta della sicurezza interna. Superdotato in vari campi, ci tiene a sottolineare la prescelta.
Io sono uscita per un po' con un ragazzo di cui mi sono innamorata giusto un paio di giorni prima che lui incontrasse la donna della sua vita.
Per questo natale mia sorella maggiore ha ricevuto un appartamento in centro dove andrà a vivere con suo marito nonappena sarà tornata.
Mia sorella minore un libro che la mia famiglia si tramanda da secoli contenente tutto lo scibile immaginabile ed una serie di incantesimi ancestrali, in coordinato ad un preziosissimo anello tramandato dallo stesso tempo.
Io un abbonamento per la palestra.
I miei genitori mi vogliono bene eh, ed io ne voglio a loro.
Solo che la cosa più importante che so non me l'hanno insegnata loro ma Vanda, la nostra dirimpettaia anzianotta che a volte mi ha fatto da babysitter.
Mi ero sbucciata un ginocchio tentando di emulare la mia sorella maggiore quando fa punto.
E mentre mi asciugava i lucciconi tenendo premuto il cotone imbevuto d'acqua ossigenata sul mio ginocchio mi disse

"Ragazzina, la specialità di alcune persone sta nel non avere proprio niente di speciale"

Io spalancai gli occhioni e piansi tutto il pomeriggio, attaccata alla gonnellona variopinta del vestito di Vanda.
Oggi, mentre mia sorella maggiore è a Parigi a sorseggiare Champagne in compagnia della sua dolce metà e mia sorella minore è a ricercare il quinto simbolo di non so cosa nel mezzo del deserto dei Gobi, io ho appena premuto "start" alla mia cena nel microonde e penso a Vanda, signora della spremuta d'arancia e delle schiacciatine alla mortadella, lei sì che era speciale.






martedì 9 luglio 2013

4 luglio

Stavo camminando col mio amico verso piazza alberti.
Mi fermo di fronte a quel negozio d'arredamento bagni per specchiarmi al lavandino e vedere se questi pantaloni mi stanno aderenti come dovrebbero, ma con discrezione, stando a telefono.
Ho gli occhiali appannati ma ho troppe cose in mano per potermeli togliere e passarci il tergilenti o un lembo di maglietta.
Incontriamo un amico comune ed io mi volto consapevole che tu stai arrivando in bicicletta.
Detesto incontrarti. Vicino a casa mia poi mi risulta insopportabile.

Mi passi accanto e mi dai una pacca leggera alla quale rispondo con un poco convinto sorriso.
Mi volto di nuovo verso lo specchio.
Ecco l'ennesimo pomeriggio rovinato da un chiodo piantato secco in mezzo al cervello.
Vedo che torni indietro e allucchetti la bici.
Vieni verso di me e mi chiedi se ho un secondo, devi dirmi una cosa, se posso.
Ed io ti dico sì, con la stessa velocità di uno scatto in sequenza movimento preso con la macchina che ho al collo.
Complimenti per la resistenza.

Camminiamo

-Nonostante non mi discosti da ciò che ti ho detto, volevo dirti che in queste settimane non ho compicciato niente, non ho nemmeno finito io il progetto perché, di fatto, questa situazione con te mi ha scocciato.

-Nonostantenontidiscostidaciòchemihaidetto è proprio una premessa del cazzo.
È per ciò che mi hai detto che poi un discorso così non devi farmelo mai a meno che non ti discosti dal ciò di cui sopra.
Capisco il tu egocentrismo, e ne apprezzo la profondità, ma in questo caso gira in senso contrario al mio che per me ha la precedenza.
Cioè, alla fine, perché me lo hai detto?

-Perché lo penso, perché sento la mancanza dell'abbracciarti, dello starti vicino, del camminarti accanto mentre saltelli.
Di baciarti.

Tua l'iniziativa, mia l'arrendevolezza.
La schiena contro il muro.
Le mani intorno al viso.

Complimenti per la resistenza.

Passa una signora che conosco e dice che il mio ragazzo se lo ricordava diverso.
È estate, tempo di svolte. Rispondo io e tu mi prendi per mano e mi dici tra il serio e l'idiota:
Così cambi ragazzo con le stagioni...

No ho un solo ragazzo, non ho il multitasking. Io.

Tu sorridi e raggiungiamo i miei amici che si sono spostati su un prato che non mi ricordavo ci fosse.

È il 4 luglio e ti guardo scherzare tra l'erba.
È il 4 luglio e non sono mai stata tanto vicina all'esser felice.
È il 4 luglio, il giorno in cui la terra è più lontana dal sole.

L'estate è già finita


venerdì 5 luglio 2013

Gratuito


Tu sei stato così immeritato per me.
Al di là del bene e del male.
Non aspettavo che te ed avrei pagato tutto pur di non incontrarti mai, neppure per caso.
Immeritato per quanto mi hai resa felice.
Immeritato per quanto mi hai fatto male dopo.
Non meritavo che finissi nel modo più perfetto le mie frasi.
Non meritavo di starti nuda accanto.
Non meritavo di ascoltare il tuo respiro nel cuore della notte.
Non meritavo di baciarti con gli occhi chiusi.
No.
Non meritavo quel tremore delle mie ginocchia esattamente come non meritavo la tachicardia prima di voltare l'angolo dietro cui sapevo mi aspettassi.
Non meritavo l'attesa al display nero del telefono.
Non meritavo che non ti innamorassi.
Almeno quanto me.
Respirare come si respira sott'acqua.
Ogni volta che ti vedo.
Respirare come si respira sott'acqua.
Ogni volta che non ti vedo.
Respirare come si respira sott'acqua.
Come si respira sott'acqua?

non si respira