giovedì 28 marzo 2013

Legami

Nella gabbia delle scale dell'istituto hanno fatto un'installazione.
Consiste in un filo rosso intersecato nella ringhiera, in tensione sul pozzo delle scale.

Entri e l'occhio segue questa traccia fulva che si perde nel grigio della pietra e delle impalcature.

La luce smorta delle scale concilia il sonno, s'intona alla pioggia, dal filo rosso un filo di pensieri.

Il nome dell'installazione è Legami.

Legàmi.
Una ragnatela emotiva.
Un tessuto di intenti.
Conoscenze.
Connessioni.

Alla prima ho letto Légami.
E ho pensato che se il fulcro delle mie emozioni potesse scegliere, tra tutte, una parola sola, una richiesta, sarebbe questa:  légami.

Legami.
Tienimi stretta.
Annodami, stringimi, tienimi vicina, più vicina. dentro.

C'è scritto legàmi dislessica del cazzo.
C'è scritto che mi pare, psicopatica vocina bastarda nel mio cervello.

Tutto questo per dire che gli spunti per andare oltre alla patina nebbiosa di questa finta primavera sono tantissimi se ti lasci accorgere.













mercoledì 27 marzo 2013

Il leone e il pesce rosso.

Ci sono persone che sono come pesci rossi in una bolla di vetro: indifferenti.

Forse siamo un po' tutti pesci rossi.
Magari una paura che si può avere è essere un pesce rosso per chi per noi è un leone.

Ci sono persone che sono come leoni nella savana: li vedi nel loro universo e vuoi solo farne parte.

Io non so se ho mai visto un leone, forse però ho visto altro.
Ci sono persone che...cazzo ci sono persone che sono come una spallata forte mentre cammini a occhi bassi tra la folla.
E boom ciao. zero discorsi. sintassi sconnessa. le mani tremano. pensi solo "più vicino". e "ancora".
Sì ci sono persone che vorrei tutte intere e subito e che aspettare un'ora, un giorno, una settimana, come da copione, è un'infinità straziante di tempo.
E dondolo il ginocchio, e guardo distratta e bugiarda il telefono.
"Che ore sono" mi chiedo.
Ogni sette minuti.

La verità è che non dovrei essere così generica.
Io mi innamoro raramente.
Rarissimamente.
Però quando succede, il tempo che serve è metà di un istante già breve.

Allora sarò più autentica e meno originale.

Ci sono persone che sono risposte a domande che non ho sempre il coraggio di farmi.

Tipo te



lunedì 25 marzo 2013

dire fare baciare lettera TestaMente

Cos'ho in mente?
Mi pesa la testa.
Perché è piena di disegni.
I disegni pensati sono pesanti.
Sono spessi come la nebbia?
Sono spesso in bianco e nero.
Nero come la morte?
Il nero sfina. Comunque.
Sono sottili come fogli?
Volano come foglie se soffia il vento dentro?
Esiste un paravento per quel vento lì?
Saranno voluminosi come i capelli ricci sciolti sulle spalle, dopo il mare?
O più come la schiuma delle onde? O della birra...
Mi pesa la testa perché è piena di sogni.
Sogni disgraziati e schietti.
Vagabondi che l'amore è casa e tetto è il cielo. Ovunque.
Ovunque sia.
Un pugno che stringe sabbia asciutta.
Sogni luminosi.
Sinceri e grandi.
Sogni belli come un paio d'occhi che li guardi e bum. Ti senti letto dentro.
Nel senso di leggere.
Nel senso di lenzuola.
Mi pesa la testa perché dentro ci sono io tutta, ma se mi stringo ci stiamo.
Stringi le mie mani come se avessi capito.
Baciami come nei film, ma per davvero.
Quante parole stanno in un pensiero?
Quanti pensieri dentro una parola?
Non dico niente.
Sai cos'ho in mente se ti dico che non mento?


domenica 24 marzo 2013

Uno shot. È il tempo di innamorarsi.

Gli detti un bacio.
M'ero trattenuta per tutta la sera cercando di rimanere attenta alle parole.
Ma l'impulso di baciarlo mi era partito dallo stomaco un secondo prima che l'avessi visto.
"Li vedi questi?" Indicò la gente alla festa.
Annuii.
"Sono tante solitudini strette a un gin tonic. Infinito e drammatico" disse.
E io mi innamorai

mercoledì 20 marzo 2013

Semplice

È tutto più complicato.
Forse.
Eppure, malgrado le prove dell'estrema durezza della vita,
le cose che contano si mostrano con una semplicità disarmante.
Ci sei tu.
Col mal di testa da tre giorni, mille fraintendimenti, cose da fare, litigi,
tristezze, insoddisfazione, un po' di tosse e i capelli spettinati.
E una sola domanda che conta.

Sei felice?

domenica 17 marzo 2013

Stiamo insieme ma ancora non lo sappiamo

Ti guardo da lontano con la stessa premura che adopererei standoti accanto, passando la mano leggera tra i tuoi capelli, mentre dormi, avendo cura di non svegliarti.

A separarci non un lenzuolo
chilometri di silenzi
di segreti
di mosse non annunciate tanto per non scoprirsi
deboli fondamenta di un castello di mattoni solidi come cirri.

Amore mio
mi manchi
come solo un ricordo mai vissuto può mancare.
Mi manchi
coi capelli spettinati
la mattina
in un'estate
ancora da venire.

Non tornare.
Non andartene.

Resta qui.
Dove non sei mai stato.
Ancora.


lunedì 11 marzo 2013

Morire, dormire, forse sognare

Amo i giochi di parole
Leggo l'oroscopo
Non credo nel caso
E le risposte importanti le trovo dormendo




venerdì 8 marzo 2013

Tempo Relativo

- Se vi dicessi che io non sono di quest'epoca, mi credereste?
Mi credereste se vi dicessi che vengo da molto più lontano di quanto riusciate a immaginare spingendovi al limite?
Qui le donne possono scrivere?
- Romanzi?
- No non romanzi, sul giornale...
- Che sciocchezza.
- E verrebbero pagate se lo facessero?
- Non credo proprio...
- Non siete costretto a parlare con me soltanto perché i vostri amici intrattengono le mie sorelle.
- Non vi parlo per questo, siete strana, mi incuriosite.
- Sì non fatico a credervi e detesto questo uso del voi.
- E come vorreste parlare?
- Come si fa dalle mie parti, e non ridete.
- Siete la creatura più arguta e assurda che abbia mai incontrato... ma avanti, parlatemi come si fa dalle "vostre parti".
- Mio padre sa che lo stai imbrogliando?
- Non ancora.
- Sai che non te lo lascerò fare, vero?
- Sapevo mi avresti, è corretto? Sapevo mi avresti creato dei problemi.
- Non voglio fargli notare quanto sia mal riposta la fiducia nei tuoi riguardi, si sentirebbe sciocco.
Gli racconterò cosa sono gli avvoltoi in un racconto che sto scrivendo e capirà.
- Penso che vi chiederò in moglie.
- Penso che non accetterò.
- Penso che sarà vostro padre a decidere.
- Penso di avere molta più influenza di te, su mio padre.
- Penso che non troverete altro uomo tollerante delle vostre stranezze.
- Penso di non voler essere tollerata.
- Penso che vorrei baciarvi.
- Penso che sia un legittimo desiderio.
- Mi credereste se vi dicessi che quello che dite è assurdo ma sono spinto a credervi?
- Mi crederesti se ti dicessi che al parco, prima, con le mie sorelle, siamo state attaccate da una lince?
- Sì vi crederei, in questa zona se ne trovano spesso, state bene?
- Sì stiamo bene, e mi crederesti se ti dicessi che in quel momento ho capito cosa voglio essere?
- Perché non dovrei... dunque?
- Dunque voglio essere una reporter e intervistare tutte le più importanti persone possibili.
- Sì vostro padre mi ha raccontato del vostro passatempo, ma la scelta dei vostri soggetti non sembra indirizzata come dite...
- Perché tu non vieni da lontano, tu sei nato qui.
- Accantonerò gli affari, voglio che siate la madre dei miei figli.
- Non ti sembra un po' presto per parlare di figli?
- Non vi sembra un po' tardi per non dire sì?
- Mi stai dicendo che sono vecchia?
- Vi sto dicendo che sono impaziente.
- Potrò fare ciò che desidero senza svilire il tuo retrogrado concetto di "uomo" ?
- Assolutamente sì.
- Lo metterai per iscritto?
- Assolutamente sì.
- Ti fiderai di me?
- Fin quando sarò vivo.
- Non voglio compromessi
- Voglio conoscere la radice del vostro entusiasmo.
- Mi piace il caffè nero.
- Fate brillare i miei occhi come i vostri.
- Che ore sono?
- Le sei meno un quarto.
- E non è tardi?
- Tardi per cosa?
- Per parlare con mio padre.

Accademico

Ho diciotto anni.
Sono al liceo e sto raccogliendo dei fondi per il concerto dell'istituto.
Il rettore mi dà carta bianca.
È un uomo intelligente, sui cinquanta, ex docente di lettere classiche.
Dal terrazzo della biblioteca si vede un cielo da brivido e questo vento leggero e freddo è come se ti tenesse sveglia, attenta, aderente al presente.
Tengo le mani sulla ringhiera, ruvida, e respiro.
Frizza.
La città è lontanissima.
Sono a studiare da Marta, per i miei.
Non sento il rumore della porta ma i passi sì.
Faccio sempre attenzione a dettagli di poco conto, come il rumore di un passo, che ovunque, riconoscerei.
La sua voce mi strappa un sorriso che nascondo tra i capelli.
Non mi volto ma rispondo.
Ogni sera la stessa storia.
Ma la mattina è più interessante.
Lui si alza prestissimo, io mi sveglio ma lui non lo sa.
Mi guarda e sento che pensa.
Quanto pensa.
Troppo quando non serve, secondo me.
Però prepara un caffè buonissimo, lo lascia in cucina insieme ad un post it.
Ci scrive qualcosa che qualcuno di importante avrebbe potuto scrivere per me e di fare attenzione quando attraverso la strada.
Chiude la porta dietro di sé e ancora sento che sta pensando.
Mi alzo, faccio la doccia, prendo il caffè e scelgo i vestiti dal cassetto.
Tre fermate di autobus e sono a scuola.
Forse domani lo racconto a Marta, forse a luglio, dopo il diploma, se saremo ancora amiche.
Prima o poi vorrà conoscerlo questo chitarrista dei Velvet Underground.
Meno male che Marta, di musica, non capisce un cazzo.
-Hai fatto la versione di greco?
-Sì certo
-Ti è tornata?
-Quasi tutta, tu ce l'hai matematica? Io manco l'ho aperta...

-Buon giorno ragazze.
-Buon giorno direttore.

giovedì 7 marzo 2013

Canzone per Te


Si può ascoltare una canzone
scrivendone un'altra?
Non so magari facciamo un tentativo.
È un giro blues
lo senti il ritmo è  giusto,
servono solo parole giuste uguali.
Qualcosa da dire
Sì qualcosa da dire
anche senza le rime
e che ti faccia accorgere che è una canzone
almeno un po' speciale.
Hai capito che è per te?

Mi incuriosisce e mi spaventa
quanto "normale" "banale" e "speciale"
stiano bene tra di loro
La pretesa presuntuosa di far l'originale
per finir più scontata dei botti a capodanno.
Però l'effetto vorrei fosse quello,
una cosa che sai già
che ogni volta è bella e diversa
e ti fa stringere la mano di chi hai accanto
che in questo caso sarei io
e anche se hai ventitré problemi
sorridi per davvero.

Si ho detto ventitré per far l'interessante
Ora la smetto e scrivo solo come viene
Certe cose crescon storte se le vuoi guidare troppo
Non sei d'accordo?
No il ritornello non lo scrivo perché non so che dire.
Non ancora, non più volte.
Non uguale.
La prima cosa che ho pensato è che eri bello
Considerazione un po' superficiale
Ma "in superficie" hai questi occhi che
Che accidenti a te, lasciano il segno.
Ma quale segno? Fanno proprio un buco in mezzo al petto.
E ti lasciano lì,
Con le mani nel sangue
Ad aspettare che torni.

Ti adoro e ti detesto.
E tu che senti?
La senti la mia esse?
Li vedi bene i miei difetti?

Dormiamo insieme.
Baciami solo quando ci capiamo.
No, fallo anche se ti guardo storta.
Fammi notare quando parlo troppo.
Fammi arrabbiare spesso.
Fammi desiderare di far pace.
Fallo violento e dolce. Sempre intenso.
Cambia, sii lo stesso, come hai sempre fatto
Come ti ha reso bello come sei
Ecco, l'ho riscritto
ma ha un senso un po' diverso
Non il tuo viso, le tue braccia, il tuo talento...
tu
soltanto tu
e tutto l'universo che comprende.

Si può scrivere una canzone
ascoltandone un'altra?